Spiritualità: evasione o trascendenza?
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Spiritualità: evasione o trascendenza?

Quando la spiritualità diventa un’etichetta, rischia di distoglierti da te stesso invece di riportarti alla verità del sentire.


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La parola spiritualità fa ormai parte del nostro vocabolario quotidiano. Compare nei dialoghi, nei social, nei percorsi di crescita personale. A volte sembra persino sostituire parole come felicità, equilibrio, libertà.
Segno che c’è un bisogno reale, profondo, urgente: quello di riconoscere una dimensione sottile dell’esistenza, una parte di sé che non si esaurisce nel visibile, nel misurabile, nel tangibile.

Si parla di quarta dimensione, di campo quantico, di legge dell’attrazione, di anime affini, di frequenze.
Concetti che evocano mondi interiori, connessioni invisibili, percorsi che superano i limiti della materia.

E in effetti, c’è una condizione intima ed eterica in cui le sensazioni si espandono, si fanno più leggere, e sembrano aprirsi a significati simbolici, onirici, cosmici.
Una percezione in cui tutto sembra parlare, come in un sogno ad occhi aperti che ci collega all’universo.

Ma siamo davvero connessi… o stiamo fuggendo?

Eppure, c’è qualcosa che fa riflettere. A volte, la sensazione è che questa affascinante dimensione stia diventando una moda, una tendenza, un prodotto.
Un modo elegante per sfuggire alla realtà, più che un’autentica via di integrazione e trascendenza.

Perché c’è una differenza fondamentale tra:

• trascendere la materia,

ovvero penetrarla, comprenderla fino a coglierne la natura sottile e

• evadere dalla materia,

usandola solo come trampolino per rifugiarsi altrove.

Molti “linguaggi spirituali” sembrano costruire spazi mentali in cui rifugiarsi quando la vita diventa troppo complessa, troppo cruda, troppo reale.

La vera trascendenza

La vera trascendenza non è fuga, non è disconnessione dal corpo o dalla terra.
È un movimento che parte dal basso, dall’esperienza vissuta, dalla carne, dalla paura, dal desiderio.
E che lentamente si apre verso una visione più ampia, più sottile, più interconnessa.

Si trascende solo ciò che si abita. Non si può superare ciò che non si è attraversato. E la materia, con le sue ombre, i suoi limiti e le sue resistenze, è il portale stesso verso ciò che chiamiamo “spirituale”.

BioMAGIA – Dalla terra al cielo

In BioMAGIA, non si separa lo spirito dal corpo.
La spiritualità non è un altrove.
È il modo in cui il corpo sente la vita nella sua interezza.
Ogni percezione sottile ha radici in un tessuto, in un organo, in un respiro, in una memoria fisiologica.

Più che una meta, la spiritualità è una qualità del sentire. Una disponibilità ad ascoltare profondamente, a lasciarsi attraversare, a lasciar andare il controllo per farsi parte del Tutto.

E tu?

La tua spiritualità ti radica… o ti separa? Ti stai espandendo… o stai solo fuggendo?


Note

• La parola “trascendenza” deriva dal latino transcendere, “andare oltre”. Ma si può andare oltre solo attraversando, non ignorando.

• La spiritualità come prodotto culturale rischia di diventare un’identità fittizia, più che un’esperienza incarnata.

• La vera connessione con l’universo passa per una profonda connessione con sé.


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