Smetti di funzionare come una tenda
Photo by Bernd 📷 Dittrich / Unsplash

Smetti di funzionare come una tenda

Il corpo non è una tenda: non ha bisogno di perni per stare su. Quando lo ascoltiamo e lo aiutiamo a liberarsi dalle compensazioni, può sostenerci in modo nuovo e profondo.


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Immagina una tenda da campeggio.
Una struttura leggera, che per stare in piedi ha bisogno di punti di ancoraggio ben fissati al suolo: i picchetti.
Senza di essi, la tenda si affloscia, perde forma, crolla su se stessa. È grazie alla tensione esercitata da questi punti periferici che la struttura trova il suo equilibrio e si regge in piedi.

Ora guarda il tuo corpo. Non dovrebbe funzionare allo stesso modo. Il corpo umano non è una tenda. Non dovrebbe aver bisogno di punti esterni o tensioni artificiali per mantenersi eretto.

Eppure, quando viviamo sotto pressione, quando ci portiamo addosso pesi interiori o tensioni non elaborate, accade proprio questo: qualcosa dentro tende a cedere, e qualcosa fuori è costretto a sostenere.

In questi momenti, entra in gioco l’ego. Non quello spirituale o filosofico, ma la parte di noi che si occupa, giorno dopo giorno, di tenerci in piedi a ogni costo.

Lo fa contraendo muscoli, stringendo fasce, irrigidendo posture.

E così, il nostro corpo diventa una tenda sotto tensione: i perni che lo tengono su sono spesso la testa, la cervicale, i cingoli, la schiena o gli arti. Sono queste le zone che ci “sorreggono” quando dentro stiamo per crollare.

E tutto questo, a modo suo, funziona. Fino a quando uno di quei perni non cede. Un mal di schiena, una contrattura, un dolore al collo che ci blocca, un ginocchio che non regge più e ci ritroviamo come una tenda stanca, mal fissata, che barcolla sotto il peso del vento.

E allora che qualcosa accade, il corpo prende in mano la situazione.

Ci mette in pausa.

Ci costringe a fermarci, ci invita a sentire, a rientrare, a capire che non possiamo più sostenerci allo stesso modo. Non è un tradimento, è un atto d’amore.

Il corpo sta cercando di restituirci un altro tipo di sostegno: non più quello ottenuto per compensazione, ma quello che nasce da un equilibrio più profondo, libero da tensioni e più vicino alla verità.

Se in quei momenti lo ascoltassimo davvero, se ci concedessimo tempo, se lo aiutassimo con uno dei tanti percorsi che lavorano per il corpo e non contro di esso, potremmo scoprire qualcosa di sorprendente: che possiamo stare in piedi da dentro, senza tendini strappati dalla fatica, senza corazze inutili.

E allora sì, il corpo non è più una tenda.
È una casa stabile, capace di sostenersi da sé.
Non perché rigida, ma perché viva e libera.

E tu?

Anche il tuo corpo, di tanto in tanto, ti sembra stia in piedi come una tenda ? Ti capita che qualche perno ti "tradisca"?


Note

  • L’immagine della tenda è una metafora utile per comprendere come il corpo compensi tensioni interiori attraverso rigidità muscolari periferiche.
  • I cosiddetti “perni” possono includere le zone cranio-cervicali, i cingoli scapolari e pelvici, gli arti e la schiena.
  • Il dolore o la disfunzione in queste aree spesso segnala un tentativo del corpo di interrompere schemi compensativi, aprendo a una possibilità di integrazione più autentica.
  • Tecniche come Rolfing, osteopatia, ascolto enterocettivo e lavoro somatico possono favorire il rilascio delle tensioni strutturali e un ritorno a un sostegno fisiologico più armonioso.

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