Non sono sinonimi. Sebbene spesso vengano usate come equivalenti, persona e individuo raccontano due storie molto diverse di ciò che siamo.
Persona viene dal latino persona, la maschera che gli attori indossavano nei teatri antichi. Era una maschera che serviva anche a “far risuonare” la voce, per-sonare. Fin dall’origine, dunque, la persona è legata a un ruolo, a un volto sociale, a una funzione pubblica. Non è l’essere autentico, ma ciò che appare all’esterno. È il volto che mostriamo, il comportamento che adottiamo, l’identità che costruiamo per essere riconosciuti dagli altri. È ciò che risponde al mondo esterno, un’interfaccia sociale.
Da persona deriva anche il termine personalità. E qui il significato si approfondisce: la personalità non è più solo una maschera simbolica, ma diventa una vera e propria struttura psicofisica, un’organizzazione stabilizzata dell’Ego. La personalità è il modo con cui il corpo e la mente si adattano all’ambiente, organizzano difese, interpretano ruoli, e spesso costruiscono sovrastrutture che ci separano dall’esperienza diretta di noi stessi.
Questa struttura non è invisibile. La personalità si esprime e prende forma nel corpo. Gli accenti posturali, le rigidità, le tensioni croniche, i blocchi respiratori sono espressioni visibili di quell’adattamento profondo che trasforma l’individuo originario in persona socializzata.
L’Ego, attraverso la personalità, lascia le sue impronte sulla fisiologia: deforma il respiro, altera l’equilibrio muscolare, devia l’assetto corporeo. La persona diventa così un’identità visibile: un corpo che ha imparato a rappresentare ciò che è stato necessario diventare per essere accettati o per sopravvivere.
Individuo, invece, racconta un’altra storia. Viene dal latino individuum: ciò che non può essere diviso. Non diviso: intero. L’individuo è l’essere prima della frammentazione, prima dei ruoli, prima degli adattamenti. È il corpo che sente, che respira, che esiste senza bisogno di rappresentarsi. È la fisiologia originaria non deformata.
In BioMAGIA questa distinzione è fondamentale. Il lungo percorso che ci conduce verso l’interezza non è un ritorno alla persona, ma all’individuo. Alla parte di noi che non ha bisogno di essere approvata o difesa, perché semplicemente è. La persona nasce dalla separazione: dall’Ego, dalla paura, dall’adattamento. L’individuo è la forma vivente non separata, che il corpo custodisce come possibilità originaria.
Ritornare individui non significa cancellare la persona, ma smettere di identificarci con essa. È come togliere la maschera, senza più bisogno di recitare. E lasciare che la fisiologia, finalmente, ritorni alla sua geometria naturale.
E tu? Riesci a percepire quando stai indossando la maschera della persona? E cosa senti quando lasci emergere l’individuo, senza più bisogno di difenderti?
Note bibliografiche
- Damasio A. — Self Comes to Mind (2010)
- Lowen A. — Bioenergetica (1975)
- Reich W. — Analisi del Carattere (1933)
- Hillman J. — Il tradimento del sogno americano (1994)
- Goffman E. — La vita quotidiana come rappresentazione (1959)
- Lewis & Short — Latin Dictionary (1879)

