Esseri Unici - Episodio 2 La conquista della bipedia: il primo grande rischio

Esseri Unici - Episodio 2 La conquista della bipedia: il primo grande rischio

Sollevandoci in piedi, abbiamo guadagnato mani libere e visione sul mondo, ma abbiamo pagato un prezzo: un corpo ridefinito, una percezione trasformata… e l’inizio della nostra distanza da noi stessi.


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Ad un certo punto, lungo la linea del nostro ramo evolutivo, il corpo ha cominciato a cambiare.
Non fu un salto improvviso, ma una lenta, progressiva trasformazione che portò il nostro antenato a sollevarsi in modo sempre più stabile su due soli arti.

La bipedia non fu una conquista naturale.
Fu un adattamento rischioso, ma estremamente vantaggioso.

In un ambiente che cambiava — foreste che si diradavano, savane che si estendevano — stare eretti permetteva di:

  • guardare più lontano,
  • avvistare i predatori prima,
  • trasportare il cibo,
  • avere le mani libere per altro.

Ma il prezzo fisiologico fu enorme.

La colonna vertebrale, nata per sostenere il corpo in orizzontale, dovette lentamente adattarsi a sostenere il peso verticale del tronco e della testa.
Le curve cervicale, dorsale e lombare comparvero per ridistribuire il carico.
Il bacino si allargò e ruotò, diventando più stabile ma anche più rigido.
Il piede perse la capacità prensile e divenne una struttura di sostegno, dotata di arco plantare per assorbire l'impatto del cammino prolungato.

Camminare eretti richiese l’invenzione continua dell’equilibrio.

Ogni passo divenne un bilanciamento attivo fra perdita e recupero di stabilità.
La muscolatura profonda — quella che regola il centro del corpo — dovette farsi ancora più raffinata per mantenere la stazione eretta.

Non era più possibile vivere sospesi tra i rami:
il corpo si radicava ora permanentemente nel suolo.

Ma il cambiamento più profondo non fu solo biomeccanico.
Fu sensoriale.

Mentre i mammiferi quadrupedi e arboricoli vivono il proprio spazio attraverso il volume del proprio corpo e il contatto continuo con l’ambiente circostante,
il bipede umano cominciò a percepire lo spazio come qualcosa di più ampio e più distante.
Il campo visivo si allargò.
La verticalità creò una nuova prospettiva: il "fuori" divenne sempre più interessante.

Fu qui che il processo di allontanamento dal corpo ebbe inizio.


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Prima che diventassimo bipedi e pensanti, eravamo mammiferi arboricoli: corpo e percezione in simbiosi con i rami, mossi dalla pura interezza corporea.

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