dalla Trilogia - Il Codice Bipolare - Episodio 3
La natura è piena di contrasti.
Il giorno si alterna alla notte. Il caldo segue il freddo. Il pieno sfocia nel vuoto.
Tutto si muove tra due poli, e tutto trova la propria intensità nella relazione fra essi.
L’opposizione non è un conflitto. È un respiro.
Viviamo immersi in una realtà bipolare, ma ci comportiamo come se dovessimo scegliere.
Come se uno degli estremi fosse giusto, e l’altro sbagliato.
Come se la luce dovesse vincere sull’ombra.
Come se il bene dovesse estinguere il male.
Come se il paradiso dovesse trionfare sull’inferno.
Ma la vita non funziona così.
Non esiste alcuna natura in cui un polo possa esistere senza l’altro.
Il freddo ha senso solo perché esiste il caldo. La salita si misura nella discesa.
La pressione ha bisogno della controspinta della depressione per generare movimento.
Tutto pulsa tra due estremi.
E ogni volta che cerchiamo di fissarci su uno solo, l’equilibrio si rompe.
Questa visione si è radicata anche nella nostra spiritualità.
Abbiamo trasformato il simbolo dell’equilibrio in una lotta tra opposti.
L’inferno da cui fuggire. Il paradiso da conquistare.
Ma in questo schema, non c’è spazio per la vita vera.
C’è solo un ideale da inseguire e una parte di sé da condannare.
Eppure, è proprio nella tensione tra gli opposti che si genera la forza.
Non c’è potenziale dove tutto è perfetto.
C’è energia laddove due forze si incontrano e imparano a coesistere.
Il giorno non ha senso se non conosciamo la notte.
La luce, da sola, abbaglia.
Il buio, da solo, inghiotte.
Ma insieme si modulano, si alternano, si completano.
Se applicassimo questa stessa logica a inferno e paradiso, smetteremmo di considerarli come nemici.
Non sono due destini in competizione.
Sono due volti dell’esperienza umana.
Due simboli che raccontano la profondità e l’altezza della nostra interiorità.
Due territori che, quando separati, generano sofferenza.
Ma quando messi in relazione, aprono alla possibilità dell’integrità.
Il vero inferno non è l’istinto.
Non è il desiderio, la rabbia, la paura.
Il vero inferno è vivere divisi.
Avere un pensiero che ignora il sentire.
Un corpo che esprime un dolore che non sappiamo nominare.
Una volontà che insegue la luce disprezzando l’ombra.
Quando gli istinti esplodono in forme feroci, violente, crudeli, non è colpa della loro natura.
Ma del fatto che sono lasciati soli, isolati, giudicati, repressi.
Sono diventati il contraltare oscuro di una razionalità assolutizzata, che ha smesso di considerare l’essere umano nella sua complessità.
Abbiamo creduto che il paradiso fosse perfezione.
Che bastasse eliminare il male per sentirci salvi.
Ma nessuna pace si raggiunge escludendo metà di sé.
La pace non è un ideale. È un’integrazione.
In Biomagia, non cerchiamo di scegliere tra alto e basso, tra ragione e istinto, tra luce e ombra.
Cerchiamo di stare nel mezzo.
Non per restare tiepidi, ma per sentire tutto.
Perché è solo nell’equilibrio degli opposti che nasce la potenza della vita.
Ed è solo nella riconciliazione tra i due che possiamo trovare un paradiso che non sia fuga.
Ma casa.


