La postura dell’Ego: come il corpo si plasma tra gravità e morale
Photo by Ethan Haddox / Unsplash

La postura dell’Ego: come il corpo si plasma tra gravità e morale

La postura dell’essere umano non racconta solo la sua biomeccanica, ma il continuo dialogo fra inconscio e identità sociale. L’Ego trattiene il corpo eretto mentre le tensioni interiori cercano il centro. Solo ascoltando queste forze profonde, il corpo può ritrovare la sua verticalità naturale.


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Fra tutte le specie viventi, l’essere umano è l’unico che porta interamente su di sé il peso della sua verticalità.
La bipedia ha reso il nostro corpo unico nella sua capacità di stare eretto, di muoversi nello spazio mantenendo costantemente l’equilibrio lungo un asse instabile e perennemente esposto alla gravità.

Ma questa conquista evolutiva, che ha aperto le porte alla libertà delle mani, alla manipolazione fine, al linguaggio articolato e al pensiero astratto, ha avuto un prezzo profondo.
La postura verticale non è mai un equilibrio statico, ma un costante aggiustamento dinamico.
Ogni istante della nostra esistenza corporea richiede al sistema nervoso un raffinato lavoro di micro-correzione per mantenere il baricentro in equilibrio fra il davanti e il dietro, fra la spinta laterale e la forza di gravità che ci attrae verso il suolo.

La verticalità come instabilità fisiologica

A differenza degli animali quadrupedi, per i quali la stabilità è garantita da un ampio appoggio e da un baricentro basso e bilanciato, il nostro corpo bipede poggia su una base ridotta: due piedi stretti, su cui deve essere continuamente riposizionato il peso dell’intero tronco e del capo.

Stare eretti non è uno stato naturale di riposo: è un’opera continua di regolazione.

Questa regolazione avviene grazie a complessi sistemi neuromuscolari profondi che gestiscono la distribuzione tonica dei muscoli posturali.
Quando il sistema profondo funziona in assenza di interferenze, il corpo si organizza spontaneamente in una verticalità fisiologica, mobile, adattabile.
L’asse centrale del corpo diventa il punto stabile attorno a cui il movimento può fluire senza sforzo.

Le tensioni profonde dell’inconscio corporeo

Ma nell’essere umano moderno, questa autoregolazione spontanea è stata via via compromessa da un accumulo progressivo di tensioni profonde:
tensioni che non nascono da un compito muscolare, ma da contenuti interiori non risolti.

Ogni emozione trattenuta, ogni impulso represso, ogni contenuto giudicato inaccettabile e respinto nell’inconscio corporeo si imprime nella muscolatura profonda sotto forma di contrazioni sottili ma persistenti.

  • La paura irrigidisce i diaframmi.
  • Il senso di colpa chiude il petto e lo sterno.
  • La vergogna richiama le spalle verso l’interno.
  • L’ansia stringe la muscolatura del collo e della mandibola.
  • La rabbia trattenuta indurisce la catena posteriore.

Il corpo progressivamente si deforma sotto l’effetto di queste tensioni concentriche, che nascono dall’interno e agiscono verso il centro, come fili invisibili che tirano costantemente la struttura verso posizioni alterate.

Senza l’Ego saremmo costretti a piegarci

Se il corpo vivesse libero dalla funzione egoica, ogni volta che una tensione profonda emergesse, il corpo sarebbe costretto naturalmente a flettersi, a piegarsi, ad assecondare la forza che lo richiama al proprio centro.

Esattamente come fa il neonato che, incapace ancora di sostenere la propria verticalità, si raccoglie su se stesso nella posizione fetale.
Quella posizione non è una regressione: è l’espressione pura della fisiologia che si adatta alla presenza di tensioni interiori non ancora elaborate.

In assenza dell’Ego, il corpo seguirebbe sempre la gravità e il richiamo interno, piegandosi verso la necessità del sentire.
Sarebbe costretto ad ascoltarsi attraverso la propria postura.

La funzione compensatoria dell’Ego

Ma l’essere umano possiede qualcosa che gli altri animali non hanno: un sistema mentale superiore, capace di interporre tra il sentire e l’agire un filtro continuo.
Questa funzione è l’Ego.

L’Ego non agisce solo come costrutto psicologico, ma interviene fisiologicamente sulla postura attraverso la produzione di tensioni eccentriche superficiali:
tensioni opposte e correttive che agiscono per compensare le deformazioni profonde e mantenere artificialmente il corpo allineato rispetto alla verticalità esterna.

  • Dove il senso di colpa piegherebbe il petto, l’Ego spinge indietro le spalle.
  • Dove la paura comprimerebbe l’addome, l’Ego estende il torace per mostrarsi forte.
  • Dove l’insicurezza incurverebbe il collo, l’Ego lo mantiene eretto e proteso in avanti.

Il risultato è un assetto posturale che appare dritto, ma è rigidamente costruito da tensioni superficiali che mascherano le deformazioni profonde.

Non è il corpo ad essere libero,
è l’immagine che si vuole mantenere a essere protetta.

L’Ego sociale come governo posturale

Questa correzione posturale non avviene per caso.
L’Ego, governato dal sistema morale e sociale, agisce per mantenere un'immagine di sé coerente con i ruoli, le aspettative e i modelli culturali interiorizzati:

  • "Devo sembrare forte."
  • "Non posso mostrarmi fragile."
  • "Devo apparire sicuro e competente."

La postura dell’Ego non è la postura del corpo:
è la postura dell’identità sociale.

Dietro l’apparente controllo della verticalità si nasconde una lotta invisibile fra forze interne concentriche e forze esterne eccentriche,
che ci immobilizzano in un equilibrio che equilibrio non è.
Da un punto di vista biomeccanico, questa condizione viene definita co-contrazione tra gruppi muscolari antagonisti:
i muscoli che dovrebbero alternarsi nel sostenere il movimento lavorano simultaneamente uno contro l'altro, generando un’apparente stabilità che in realtà consuma energia, irrigidisce la struttura e spegne la fluidità naturale del corpo.

Il corpo è costretto così a stare eretto per volontà, non per equilibrio naturale.

Quando la postura dell’Ego diventa esperienza quotidiana

Questa lotta invisibile non si limita al corpo, ma si manifesta anche nella nostra esperienza psicologica più ordinaria:

  • L’insicurezza di fondo, quel senso vago di non essere mai del tutto stabili, di non sentirsi realmente al proprio posto.
  • La scissione interiore, come se la mente e il corpo fossero due mondi separati e difficili da riunire.
  • L’instabilità emotiva, fatta di oscillazioni rapide fra controllo e smarrimento, fra iperattività e svuotamento.
  • Il bisogno costante di conferme, riconoscimenti esterni e appigli identitari che aiutino a sostenere quell’equilibrio precario.
  • La fatica cronica sottile, frutto di un lavoro muscolare e nervoso costante per mantenere quell’immagine eretta che l’Ego protegge.

Il corpo così irrigidito, sebbene apparentemente dritto, è in realtà attraversato da uno sforzo costante, invisibile, che consuma energia vitale senza mai restituire una vera quiete.
È una verticalità faticosa, sotto la quale la persona sperimenta un senso di allerta permanente, una continua difficoltà a lasciarsi andare.

Ed è proprio da questa dinamica che nasce una delle differenze più evidenti fra l’essere umano e gli altri mammiferi: la forma stessa dei corpi.
Negli animali, anche nelle specie più complesse, le differenze morfologiche individuali sono minime, limitate quasi esclusivamente alla taglia o al volume corporeo.
Ogni elefante, ogni leone, ogni delfino mantiene la stessa struttura posturale del proprio gruppo.
Nell’essere umano, invece, la morfologia individuale è estremamente variabile: ogni corpo racconta la storia unica delle sue tensioni interiori, delle sue compensazioni, delle sue resistenze e degli assetti egoici che lo hanno modellato nel tempo.
L’essere umano porta scolpito nel proprio assetto corporeo il suo specifico percorso di adattamento interiore.

Il ritorno al corpo passa anche per la postura

Nel percorso di ritorno all’interezza,
riabitare il corpo significa anche sciogliere il dialogo posturale tra Ego e inconscio.

  • Le tensioni profonde non vanno forzate: vanno ascoltate.
  • Le tensioni superficiali non vanno abbattute: vanno lasciate cedere gradualmente.
  • La verticalità naturale non va costruita: emerge spontaneamente dal riequilibrio delle forze interne.

Quando le forze profonde vengono accolte,
le tensioni eccentriche non hanno più motivo di esistere.
Il corpo si riallinea da sé,
senza più bisogno di essere tenuto eretto dalla sorveglianza mentale.

BioMAGIA Cap. 9 L’Ego: la struttura che resiste al ritorno
L’Ego nasce per proteggerci dal contatto diretto con il corpo e le sue istanze interiori. Ma l’interezza emerge solo quando la sorveglianza dell’Ego si scioglie e il corpo torna ad essere il vero centro dell’identità.
Appendice teoria #3 - L’Ego
L’ego è il sé identificato con la parte ammessa alla coscienza. Ma è solo attraversando quella soglia che possiamo ritrovare la nostra interezza.

Note tecniche e fonti

  • B. van der Kolk — The Body Keeps the Score (2014)
  • A. Lowen — Il linguaggio del corpo (1971)
  • Damasio A. — Self Comes to Mind (2010)
  • Levine P. — In an Unspoken Voice (2010)
  • Myers T. — Anatomy Trains (2001)
  • Kendall F. et al. — Muscles Testing and Function (2005)
  • Rolf I. — Rolfing: Reestablishing the Natural Alignment and Structural Integration of the Human Body (1977)

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