dalla Trilogia - Il Codice Bipolare - Episodio 1
Viviamo su un pianeta attraversato da polarità.
La vita si esprime nell’alternanza continua tra opposti che non si annullano, ma si richiamano: luce e ombra, giorno e notte, inspirazione ed espirazione, pieno e vuoto.
Ogni organismo si adatta a questi cicli e ne è parte integrante.
Il corpo umano stesso è costruito su questa logica dinamica: radicato e verticale, mobile e centrato, connesso al basso e aperto all’alto.
Ma nel corso dell’evoluzione, qualcosa è cambiato.
L’essere umano ha cominciato a preferire uno dei poli.
E da lì ha iniziato a salire.
Con il passaggio alla bipedia, ci siamo alzati da terra, abbiamo liberato le mani, articolato il linguaggio, sviluppato una mente capace di simboli e astrazione[^1].
È stato un passaggio cruciale: non solo anatomico, ma anche percettivo, emotivo e sociale.
Le funzioni superiori – mani, parola, ragione – sono diventate il cuore del nostro potere.
Il corpo ha assunto una direzione ascendente: tutto ciò che saliva era considerato nobile, tutto ciò che rimaneva in basso andava dominato[^2].
Col tempo, questa direzione è diventata anche una norma collettiva.
La cultura ha rafforzato la tendenza a “stare in alto”, a premiare il controllo, la compostezza, la razionalità.
Il bambino che si muove troppo, che piange, che esprime i propri bisogni, viene corretto, istruito, contenuto.
Impariamo presto che ciò che sale è buono: il pensiero, l’educazione, la parola.
E che ciò che scende – istinto, emozione, desiderio – va filtrato, ridotto, regolato[^3].
Ci siamo adattati a questa morale verticale per appartenere, per sopravvivere, per essere accolti.
Ma il prezzo pagato è stato alto: abbiamo smesso di sentire la nostra base, la nostra terra interiore.
La parte bassa del corpo è diventata scomoda, impresentabile, silenziosa.
Il ventre si è contratto. Il bacino si è irrigidito. Le gambe sono diventate un mezzo per portare la testa in giro.
Così è nata una frattura.
Non solo simbolica, ma fisiologica.
Una separazione concreta tra l’alto e il basso, tra ciò che mostriamo e ciò che proviamo, tra ciò che sappiamo e ciò che sentiamo.
È su questa frattura che l’immaginario collettivo ha costruito le sue figure più potenti: Paradiso e Inferno.
Il primo in alto, come premio. Il secondo in basso, come punizione.
Gli angeli verso il cielo. I demoni sotto terra.
La spiritualità stessa si è orientata verso l’ascesa, come se lo scopo fosse fuggire il corpo, lasciare la carne, elevarsi fino a dissolversi[^4].
Ed è proprio qui che si inserisce il cuore di Biomagia.
Non neghiamo la dimensione spirituale dell’esistenza.
Al contrario, riconosciamo la sua presenza profonda e misteriosa.
Ma sappiamo che, se non è radicata nel corpo, se non scorre nella fisiologia, se non passa attraverso il sentire, rischia di diventare una via di fuga.
Una forma di compensazione più sottile, ma non meno alienante.
La spiritualità che non abita il corpo è una spiritualità che separa[^5].
Noi vogliamo tornare a un’esperienza in cui lo spirito si incarna.
Non come concetto, ma come realtà tangibile: nella voce che vibra, nel respiro che si apre, nel passo che sente il suolo.
Lo spirito non è in alto. È ovunque quando siamo integri.
Perché alla fine, se di inferno vogliamo parlare, non è un luogo sotto i piedi.
È la separazione stessa.
È la frattura tra ciò che siamo e ciò che possiamo mostrare.
È l’assenza di un sentire continuo tra tutte le nostre parti.
È non sapere più chi siamo perché siamo tagliati a metà.
E se un paradiso esiste, non è altrove.
È nell’interezza.
Nel tornare a casa, interi.
Nel poter abitare sia la testa che la pancia, sia la parola che il silenzio, sia la luce che l’ombra.
È nell’essere uno, finalmente.
Intero, non perfetto. Vivo, non corretto.
Radicato in basso per poter davvero salire.
Note
[^1]: Il passaggio alla bipedia ha liberato le mani e modificato radicalmente la postura umana, permettendo lo sviluppo del linguaggio, della manipolazione fine e del pensiero astratto. Questi tratti sono alla base delle cosiddette “funzioni superiori” nella neurologia evolutiva.
[^2]: La percezione gerarchica del corpo ha portato a una visione morale dei suoi poli: alto = razionale, spirituale, controllato; basso = emotivo, animale, caotico. Questa rappresentazione ha influenzato profondamente anche le religioni monoteiste e l’immaginario collettivo occidentale.
[^3]: Dal punto di vista educativo e sociale, il bambino impara presto che l’espressione spontanea non è sempre compatibile con la convivenza. Il condizionamento comportamentale porta a un contenimento delle risposte corporee e affettive che, nel tempo, riduce la percezione interiore.
[^4]: In molte tradizioni religiose, il corpo è associato alla colpa, alla caduta, alla carne. La spiritualità diventa un processo di sublimazione o ascesi, spesso contrapposto al sentire incarnato.
[^5]: La spiritualità incarnata non esclude l’esperienza trascendente, ma la colloca dentro una relazione sensibile con il corpo. Esperienze profonde di presenza o espansione di coscienza possono avvenire proprio nel corpo, non oltre di esso.


