Nel cuore della nostra fisiologia esiste un regista silenzioso, il Sistema Nervoso Autonomo (SNA).
Regola senza sforzo battito cardiaco, respiro, pressione, digestione, secrezioni ormonali e temperatura corporea.
Mantiene quell’equilibrio profondo che ogni organismo richiede per sopravvivere ed evolversi.
La funzione più profonda del SNA è di orchestrare il ritmo fondamentale della vita: l'alternanza tra attività e recupero, tra movimento e riposo, tra veglia e sonno.
Ogni giorno il corpo attraversa questo ciclo ritmico: si attiva per l’azione, si rilassa per il recupero.
È così che si rigenerano energia, equilibrio ormonale, funzioni cognitive, stabilità emotiva.
In tutti i mammiferi — compreso l’essere umano — il SNA oscilla costantemente tra due polarità complementari:
- il sistema simpatico, che mobilita il corpo per l’azione, la fuga o la lotta;
- il sistema parasimpatico, che favorisce il riposo, la rigenerazione e il ritorno alla quiete.
Questa alternanza permette all’organismo di adattarsi velocemente ai pericoli e, altrettanto rapidamente, di tornare al proprio equilibrio.
Quando un predatore appare, il simpatico prevale: il cuore accelera, i muscoli si tendono e gli organi di senso si acuiscono alla ricerca del pericolo imminente (vista, olfatto, udito).
Il pericolo scompare: il parasimpatico riprende il suo spazio, la calma ritorna, il corpo si rilassa pienamente e la fisiologia ritrova equilibrio.
Nell’essere umano accade qualcosa di imprevisto: il problema non è più il pericolo reale, ma la sua costante anticipazione.
Il pensiero, il giudizio, la morale e la paura di sé stessi creano una risposta fisiologica che è esattamente quella sperimentata dagli altri mammiferi (aumento del battito, tensione muscolare, sensi acuiti verso l'esterno), l'unica differenza è che nel caso dell'essere umano diventa "impossibile" riequilibrare il sistema poichè il pericolo che lo tiene allerta si trova dentro di sè
Non serve un predatore reale: basta un’idea, un ricordo, un progetto, un senso di colpa o di inadeguatezza per mantenere l’organismo stabilmente in allerta.
Il battito resta alto, il respiro corto, i muscoli tesi.
Il pericolo non è più fuori, ma dentro il proprio corpo e nella rappresentazione che ne costruiamo mentalmente.
Il sistema rimane cronicamente sbilanciato verso il versante simpatico.

Questa è la frattura profonda.
Negli altri mammiferi il parasimpatico bilancia perfettamente l'attività del simpatico;
nell’essere umano la cronicizzazione dello stato di allerta porta il corpo a vivere stabilmente nei margini estremi della fisiologia.
Da qui nascono gli effetti che oggi viviamo come malessere diffuso:
- difficoltà a riposare realmente, anche durante il sonno;
- tensioni muscolari persistenti e infiammazioni croniche;
- iperattività mentale e incapacità di fermarsi;
- disturbi ormonali, alterazioni immunitarie e nevrosi diffuse.
In questo squilibrio prolungato risiede anche la progressiva perdita della capacità di sentirsi:
- Quando il corpo rimane in allarme, l’enterocezione — la percezione profonda del proprio stato interno — si riduce.
- Lo spazio interiore diventa silenzioso, inaccessibile.
- La paura di sé cancella ogni possibilità di contatto autentico con la propria fisiologia.
Il Sistema Nervoso Autonomo non è nato per essere dominato, ma per essere seguito nei suoi ritmi naturali.
Solo restituendo equilibrio a questa oscillazione originaria, il corpo può tornare ad essere casa.
Nota tecnica
- Porges S.W. (2009) — The Polyvagal Theory
- Damasio A. (1999) — The Feeling of What Happens
- Craig A.D. (2015) — How Do You Feel? An Interoceptive Moment with Your Neurobiological Self