Abbiamo imparato a misurare la distanza da un buco nero, a scomporre l’atomo, a calcolare la temperatura del Sole. Abbiamo inventato strumenti che trasmettono immagini e suoni da una parte all’altra del pianeta in un istante, e persino cloni digitali di noi stessi. Ma, nonostante questa potenza, restiamo poveri di conoscenza proprio lì dove conta di più: dentro di noi.
Gli esseri umani sono ignoranti di se stessi. Ignorano i meccanismi della propria fisiologia, le radici dei propri malesseri, il senso delle proprie nevrosi. Procedono inebetiti, come un ubriaco di fronte a un ragionamento, sperando di indovinare per tentativi la via per guarire. Vale per le diete, per gli squilibri ormonali, per i dolori cronici, per i disagi dell’anima.
Una scissione unica
Nessun altro mammifero vive così.
Osserva un cane che gioisce, un gatto che ringhia, un elefante che piange per il compagno: in loro c’è spontaneità, interezza, armonia.
E lo stesso vale per i nostri bambini: nei primi anni di vita, prima che li raddrizziamo e li addestriamo, abitano ancora un corpo fluido, libero, capace di vibrare senza vergogna. Così come accade negli altri mammiferi, che restano interi.
Noi adulti, invece, quella completezza l’abbiamo perduta per strada. Non perché siamo diventati più complessi, ma perché ci siamo divisi.
Il prezzo dell’evoluzione
Bipedia, manipolazione, parola, ragione: conquiste che ci hanno donato strumenti straordinari. Ma insieme hanno portato con sé il veleno sottile dell’autocontrollo.
Uno strumento utile, se non fosse che nelle mani della morale e di una società immatura si è trasformato in censura.
E così siamo diventati l’unica specie a temere il giudizio: prima quello divino, poi quello degli altri, infine quello di noi stessi.
Da lì hanno origine le nostre goffe posture, i movimenti rigidi, i dolori che non si spiegano, le nevrosi che ci consumano. Il nostro corpo non è malato: è separato da sé stesso.
Il corpo come regno
La verità è che il corpo umano e la sua fisiologia sono un meccanismo semplice e perfetto, se liberato dalle catene del giudizio. Cuore e mente non sono nemici: sono due poli che devono tornare a parlarsi. E la mente deve imparare ad ascoltare, non solo a comandare.
Ecco la nostra possibilità: tornare all’interezza che vediamo nei bambini e negli altri mammiferi, ma con il privilegio di una mente nuova che sappia anche controllarla.
Solo così i prossimi anni, e i secoli a venire, potranno rappresentare un tempo di rinascita: non un progresso fatto di nuove macchine o di algoritmi più veloci, ma un ritorno al corpo, all’ascolto, alla spontaneità.
BioMAGIA
È per questo che esiste BioMAGIA: per aiutare una vita — magari la tua — a tornare intera, e per riorientare una specie verso un futuro diverso.
Un futuro in cui non saremo più soltanto “umani”, ma finalmente esseri Viventi.

