Ogni organismo vivente è costantemente immerso in due flussi di percezione:
- uno rivolto verso l’interno: l’enterocezione,
- l’altro orientato verso l’esterno: l’esterocezione.
Queste due modalità percettive convivono e si bilanciano. L’enterocezione ci informa di ciò che accade dentro: il battito del cuore, la pienezza dello stomaco, il ritmo del respiro, la temperatura interna, la tensione o il rilassamento muscolare. L’esterocezione invece raccoglie i segnali dal mondo: luci, suoni, odori, movimenti, volti, parole, pericoli o opportunità.
Nel funzionamento fisiologico sano, queste due dimensioni oscillano continuamente, regolando il nostro stato.
Il Sistema Nervoso Autonomo è il principale regolatore di questo equilibrio.
- Quando il corpo è in una condizione di sicurezza, il parasimpatico prevale e lo spazio interno si riapre: aumenta la percezione enterocezionale, il corpo si sente pieno, caldo, intero.
- Quando emerge una necessità d’azione o un pericolo, il sistema simpatico sposta l’attenzione verso l’esterno, mobilitando l’esterocezione: i sensi si acuiscono, la vigilanza aumenta, la percezione interna si attenua.
Negli altri mammiferi questa oscillazione è fluida e naturale.
Un rumore improvviso mobilita l’esterocezione per valutare il rischio; cessato il pericolo, il sistema rientra rapidamente nella percezione interiore e nella quiete.
Nell’essere umano accade diversamente.
L’essere umano teme se stesso. Le paure non sono più legate solo a pericoli esterni concreti, ma a idee, ricordi, giudizi interiori, insoddisfazioni, ideali mancati. Il sistema simpatico resta spesso cronicamente sbilanciato. L’esterocezione domina.
Quando l’allerta persiste nel tempo:
- i sensi esterni rimangono iperattivi anche senza stimoli reali,
- la mente resta continuamente proiettata fuori, nel controllo e nell’analisi,
- il corpo perde il contatto con il proprio spazio interno.
L’enterocezione viene progressivamente silenziata.
In questa condizione, il corpo non riesce più a "sentirsi" intero. Si avvertono solo i segnali di allarme più eclatanti: il dolore, la stanchezza estrema, l’ansia. Ma lo stato ordinario di presenza profonda, di pienezza silenziosa, viene perso.
È per questo che nelle pratiche meditative e di ascolto corporeo si ricorre a strategie ricorrenti:
- occhi chiusi,
- ambienti silenziosi,
- stimoli esterni minimizzati.
Sottraendo l’esterocezione, si crea lo spazio perché emerga di nuovo l’enterocezione.
Ritirando i sensi dal mondo esterno, il corpo torna ad abitare il proprio interno.
"L’ascolto interiore nasce quando smettiamo di guardare fuori."
Nota tecnica:
- Craig A.D. (2002). How do you feel? Interoception: the sense of the physiological condition of the body.
- Porges S.W. (2009). The Polyvagal Theory.