Cosa vuol dire, oggi, vivere "di pancia"?
Per alcune persone, soprattutto tra donne e giovani, la pancia rappresenta un confine. Un confine estetico da contenere, scolpire, nascondere. L'obiettivo è l'addome piatto, tirato, invisibile. Per altre, invece, la pancia diventa simbolo di potere: viene esibita, gonfiata, resa protagonista del gesto, del cammino, della voce. In entrambi i casi siamo davanti a un'estremizzazione. Due poli opposti che sembrano inconciliabili, ma che condividono la stessa radice: il bisogno di controllo, la difficoltà a sentire.
Eppure la pancia è molto più di un'estetica. È uno spazio. Uno spazio vivo, interno, abitabile.
Dove inizia la pancia
Anatomicamente, il ventre è la parte del corpo compresa tra il torace e il bacino. Contiene gli organi viscerali più importanti: intestino, stomaco, fegato, milza, pancreas. Tutti questi visceri sono avvolti e sostenuti da una membrana connettivale chiamata peritoneo, che forma una sorta di sacco elastico interno. L'addome è delimitato:
- davanti e sui lati: dai muscoli addominali, in particolare il muscolo trasverso dell'addome, il più profondo tra gli addominali, vero contenitore fisiologico;
- dietro: dalla colonna lombare e dal muscolo grande psoas;
- sopra: dal diaframma toracico, il principale muscolo respiratorio;
- sotto: dal pavimento pelvico.
Tutti questi elementi collaborano costantemente alla regolazione della pressione interna e all'equilibrio tra alto e basso nel corpo.
La pancia respira
Durante l'inspirazione, il diaframma si contrae e si abbassa, premendo sul peritoneo: questo movimento spinge i visceri verso il basso e in avanti. Il risultato? L'addome si espande. Durante l'espirazione, il diaframma si rilassa e risale, riducendo la pressione: l'addome si ritrae.
Schema riassuntivo:
Inspirazione: diaframma si abbassa → addome si espande.
Espirazione: diaframma risale → addome si ritrae.

Questo movimento, in condizioni fisiologiche, avviene circa 24.000 volte al giorno: tante quante sono le nostre respirazioni quotidiane. E ogni volta è come se l'addome venisse massaggiato, mobilizzato, nutrito dal respiro.
Ma se l'immagine che abbiamo di noi ci impone un ventre piatto, tenderemo a trattenere o comprimere la pancia, inibendo questo movimento. Se, al contrario, ci identifichiamo con un ventre espanso, spingeremo costantemente l'inspirazione senza mai lasciar andare. In entrambi i casi, il respiro si irrigidisce, il tono si sbilancia, la sensazione di benessere si allontana.
Due respiri, due eccessi
Il ventre piatto è spesso legato a una respirazione alta, con predominanza dell'espirazione, e un tono addominale rigido. Il ventre prominente, invece, si associa a una respirazione bassa, con inspirazione forzata e difficoltà a svuotarsi.
In entrambi i casi il respiro è incompleto, il movimento bloccato, e l'identità corporea si struttura su una tensione cronica.
In verità, la maggior parte degli esseri umani non si colloca in modo netto in uno di questi due estremi, ma oscilla tra loro senza esserne del tutto consapevole.
Un ascolto attento del proprio respiro può rivelare abitudini profonde: c'è chi tende a trattenere il ventre quasi costantemente, come in una difesa cronica, e chi invece lo lascia espandere più del necessario, magari per esigenza di spazio o visibilità.
Entrambe le strategie, se inconsce e ripetute, finiscono per plasmare il tono profondo del corpo e l’identità che vi si radica.
Quando la pancia partecipa
Un addome che si lascia muovere dal respiro è un addome vivo. Partecipa al movimento dell'intero organismo, accompagna la voce, sostiene la postura, stimola l'intestino.
Non ha bisogno di essere ipertrofico per essere forte, né gonfio per essere presente. Un addome che respira non ha bisogno di trattenere, né di esibire.
Il respiro lo attraversa, lo muove, lo massaggia.
Un essere umano che respira intero è un essere umano più libero, più sano, più felice.
Etu?
Di che pancia sei?
Note
- Movimento del diaframma e pressione viscerale: Durante l’inspirazione, il diaframma si abbassa spingendo sul contenuto addominale e aumentando la pressione intra-addominale; durante l’espirazione risale, riducendo tale pressione. Questo movimento sostiene naturalmente il massaggio viscerale e il ritorno venoso.Fonte: Bordoni B. et al., “The diaphragm muscle in osteopathic medicine: anatomy, function and clinical considerations,” Int J Osteopath Med, 2013.
- Numero medio di respiri giornalieri: Una persona adulta compie in media tra i 17.000 e i 24.000 respiri al giorno, a seconda dello stato emotivo, dell’attività fisica e della capacità polmonare individuale.
- Il muscolo trasverso dell’addome: È il più profondo dei muscoli addominali e agisce come una vera e propria “fascia contenitiva” del ventre. Un suo tono armonico favorisce la stabilità posturale e la respirazione diaframmatica.
- Peritoneo: È una membrana sierosa che avvolge e sostiene i visceri dell’addome. Il suo ruolo nella percezione viscerale e nell’omeostasi è ancora oggetto di studio, ma si sa che partecipa alla trasmissione di segnali enterocettivi fondamentali per il senso di sé corporeo.
- Addome e autoimmagine: Numerosi studi di psicologia corporea mostrano come l’addome sia una delle zone più cariche di significati simbolici legati al controllo, alla vergogna e alla sicurezza (es. Reich, A. Lowen).