Se guardiamo un branco di zebre, di elefanti, di delfini o di lupi, ciò che colpisce è la loro somiglianza.
Ogni individuo appare quasi identico agli altri: stessa struttura corporea, stessa postura, stessi movimenti, stesse proporzioni.
Negli altri mammiferi la variabilità morfologica individuale è minima.
Il corpo, in ciascun esemplare, ripete fedelmente il progetto della propria specie.
Nell’essere umano, invece, accade qualcosa di profondamente diverso.
Ogni corpo racconta una storia unica.
Non esistono due corpi umani uguali.
La forma fisica di ciascun individuo non dipende soltanto dal patrimonio genetico, ma viene progressivamente scolpita da qualcosa che negli altri mammiferi resta silente:
la pressione continua esercitata dalla mente sulla fisiologia.
La postura naturale dei mammiferi
Negli animali quadrupedi — e nei mammiferi in generale — il corpo si organizza fisiologicamente seguendo l’intelligenza spontanea della propria regolazione interna.
- I sistemi tonici profondi organizzano la postura senza richiedere sforzo cosciente.
- Il movimento nasce dalla fluidità di un equilibrio costante fra gravità e sostegno.
- I muscoli non devono compensare tensioni emotive o conflitti interiori: rispondono solo ai bisogni immediati dell’organismo.
Il corpo animale è un sistema vivente integrato, dove l’espressione emotiva attraversa la fisiologia in modo diretto e libero.
L’ansia, la paura, la lotta o il riposo attraversano il corpo e lo rilasciano appena cessano.
Nessuna emozione resta intrappolata.
La verticalità come primo punto di rottura
L’essere umano è l’unico mammifero completamente bipede e stabilmente verticale.
Questa trasformazione evolutiva ha liberato le mani, ha permesso la manipolazione e la parola, ma ha esposto il corpo a una condizione biomeccanica instabile.
Mantenere l’equilibrio verticale richiede un continuo lavoro di aggiustamento neuromuscolare per distribuire il peso lungo un asse sottile e oscillante.
La verticalità, da sola, è già un delicato equilibrio dinamico.
Ma il problema non è solo meccanico.
È la mente che, poco a poco, ha sovrapposto su questa instabilità fisica una seconda instabilità: quella emozionale e morale.
La mente come forza deformante
Negli altri mammiferi il corpo segue la fisiologia.
Nell’essere umano il corpo subisce anche le pressioni interiori non risolte.
- La paura trattenuta deforma il diaframma e il respiro.
- Il senso di colpa piega il petto e abbassa lo sterno.
- L’ansia cronica irrigidisce la muscolatura del collo e delle spalle.
- La vergogna incurva la postura anteriore.
- La rabbia bloccata indurisce la catena posteriore.
Ogni emozione trattenuta si traduce in una tensione cronica.
Ogni tensione cronica modifica lentamente la forma del corpo.
Il corpo diventa il teatro silenzioso delle emozioni rimosse, delle inibizioni sociali, dei giudizi morali interiorizzati.
L’Ego come regolatore posturale superficiale
Se non ci fosse un sistema di compensazione, queste tensioni profonde ci piegherebbero naturalmente al centro, richiamandoci al sentire.
Ma l’essere umano possiede un meccanismo di compenso unico: l’Ego.
L’Ego non solo gestisce l’identità sociale, ma interviene anche sul corpo creando tensioni muscolari superficiali eccentriche, che spingono in senso opposto alle forze profonde:
- Dove la paura vorrebbe chiudere il petto, l’Ego spinge le spalle indietro.
- Dove l’insicurezza curverebbe il collo, l’Ego lo tiene proteso e rigido.
- Dove il senso di colpa abbasserebbe il busto, l’Ego rialza il torace e il mento.
Così si costruisce un equilibrio apparente, in realtà faticoso e innaturale, generato da una costante co-contrazione tra muscoli antagonisti.
Il corpo si presenta esternamente eretto, ma al suo interno è attraversato da una lotta invisibile fra forze contrapposte.
Il risultato: infinite variazioni individuali
Questa continua azione combinata di forze profonde e correzioni superficiali disegna nel tempo un assetto corporeo unico per ciascun individuo:
- schiene curve o inarcate,
- spalle asimmetriche,
- bacini ruotati,
- piedi che ruotano diversamente,
- catene muscolari più o meno tese in punti specifici.
La postura diventa la somma visibile della storia psico-fisiologica di ogni persona.
Non ci sono due esseri umani con la stessa struttura.
Ognuno plasma il proprio corpo secondo le pressioni interiori a cui è esposto.
Negli animali, il corpo racconta la specie.
Nell’essere umano, il corpo racconta la propria storia.
Salute, comportamento e destino corporeo
Questa personalizzazione della forma corporea non è solo estetica.
Ha profonde ricadute su:
- il benessere fisico (tensioni, dolori cronici, infiammazioni),
- la salute organica (squilibri neurovegetativi, immunitari, ormonali),
- la stabilità emotiva (ansia, ipersensibilità, instabilità umorale),
- il comportamento sociale (bisogno di conferme, insicurezza relazionale, dipendenze emotive).
Il corpo non è mai neutro:
porta visibilmente il risultato del conflitto invisibile tra ciò che dentro spinge e ciò che fuori trattiene.
La vera libertà fisiologica
Rientrare nel proprio corpo significa anche liberare la postura da queste sovrapposizioni artificiali.
Quando le tensioni profonde vengono accolte e non più censurate,
quando l’Ego allenta il controllo,
il corpo può progressivamente:
- sciogliere la co-contrazione,
- ritrovare il proprio asse naturale,
- fluire nella propria verticalità senza sforzo.
La postura torna ad essere non un controllo da esercitare, ma una forma che emerge naturalmente da un sentire interno finalmente libero.
Note tecnico-scientifiche
- Damasio A. — The Feeling of What Happens (1999)
- Porges S. — The Polyvagal Theory (2009)
- Lowen A. — Bioenergetica (1975)
- Sapolsky R. — Why Zebras Don’t Get Ulcers (2004)
- Rolf I. — Rolfing (1977)
- Myers T. — Anatomy Trains (2001)
- Kendall F. et al. — Muscle Testing and Function (2005)
- Stephen Porges — Clinical Applications of the Polyvagal Theory (2014)