La soglia del sentire
Il ritorno al corpo non accade come un gesto improvviso.
Non è che a un certo punto iniziamo a sentire. Il corpo, in realtà, non ha mai smesso di produrre segnali.
Ciò che accade è che, lentamente, si interrompe l’ostruzione che per anni ha impedito al sentire di emergere.
Quando la mente finalmente allenta la presa, ciò che riaffiora per primo non è sempre pace o benessere, come spesso si immagina.
Quello che riemerge è semplicemente lo stato reale della fisiologia in quel momento.
E per chi ha trascorso anni – a volte decenni – in una condizione di separazione interiore, questo stato iniziale spesso è fatto di:
- tensioni muscolari croniche mai davvero percepite,
- rigidità viscerali di cui non si sospettava l’esistenza,
- contrazioni profonde al di sotto del controllo cosciente,
- dolori sommersi che ora si ripresentano come richieste di attenzione.
La soglia del ritorno è quasi sempre abitata dal disagio che avevamo escluso.
Non significa che il corpo stia “peggiorando”.
Significa che la percezione torna a registrare ciò che il sistema stava già subendo in silenzio.
Il primo vero atto di ritorno è proprio questo: accettare di attraversare ciò che si sente, senza fuggire.
Non interpretare.
Non giudicare.
Non intervenire.
Non etichettare come problema ciò che è semplicemente percezione.
Il corpo, dopo anni di silenzio, sta soltanto mostrando la mappa del territorio su cui ora può ricominciare a muoversi.
La soglia del sentire non è un ostacolo. È il primo varco di accesso.
Il ritorno dell’enterocezione profonda
Quando il corpo viene finalmente ascoltato senza il filtro costante della mente, comincia lentamente a riempire di nuovo il proprio spazio interno.
Non è un “sentire di più”, ma un sentire tutto.
La percezione profonda si espande:
- il respiro torna a diffondersi in tutto il volume toracico e addominale,
- la gravità viene nuovamente percepita lungo l’asse del corpo,
- i muscoli profondi ritrovano il loro ruolo di sostegno silenzioso,
- i visceri si rilassano permettendo una sensazione diffusa di pienezza.
L’enterocezione non produce emozioni euforiche. Produce presenza.
Non si tratta di creare uno stato speciale, ma di lasciare che la fisiologia riprenda il suo spazio naturale.
L’interezza non nasce da uno sforzo, ma dalla cessazione del controllo.
Ed è il corpo stesso, allora, a tornare lentamente a casa.
Il ritmo fisiologico che si riassesta
Con il progressivo ripristino del sentire interno, anche i grandi sistemi regolatori ricominciano a oscillare nel loro ritmo originario.
Il Sistema Nervoso Autonomo, a lungo sbilanciato verso l’attivazione cronica, può finalmente ritrovare la sua alternanza naturale:
- il battito cardiaco rallenta,
- il respiro si espande e si approfondisce,
- la pressione arteriosa si stabilizza,
- la tensione muscolare generale si riduce,
- il tono viscerale si riequilibra.
L’organismo torna a modulare la naturale alternanza tra azione e riposo.
Non è un semplice rilassamento temporaneo, ma un vero ripristino del ritmo fisiologico profondo, quello che permette al corpo di autoregolarsi nel proprio spazio interno.
Non siamo noi a dover gestire il corpo: è il corpo che riprende il governo di sé stesso.
La paura di sentire: la fase delicata del ritorno
Quando il corpo torna a riempirsi, non emergono soltanto le sensazioni fisiologiche dimenticate.
Insieme al ritmo vitale riaffiorano anche le emozioni rimosse.
Quelle emozioni che, in passato, avevamo represso per sopravvivere al giudizio, al ruolo, al compito. Ora tornano a bussare alla coscienza:
vecchie paure,
antichi dolori,
tristezze non elaborate,
rabbie trattenute,
desideri negati.
Il corpo non li ha mai cancellati.
Li ha custoditi, compressi nei tessuti, nelle tensioni, nei suoi silenzi viscerali.
E ora, riaprendo lo spazio interno, li riconsegna alla coscienza.
Questa è la fase in cui molti interrompono il processo:
il disagio emotivo spaventa,
il dolore rimosso destabilizza,
la mente torna ad attivarsi per fuggire o per razionalizzare.
Ma il ritorno passa attraverso questa soglia.
Non è possibile evitare ciò che per anni abbiamo silenziato.
Il corpo chiede di essere nuovamente abitato per intero, non selettivamente.
Non possiamo scegliere di sentire solo la calma e il piacere. L’interezza comprende anche le emozioni che un tempo ci hanno spinto a separarci.
Attraversare questa fase senza intervenire è il vero gesto di guarigione.
Non per capire, ma per sentire fino in fondo ciò che torna a vivere sotto la pelle.
Solo superando questa soglia il corpo può finalmente cessare di sorvegliare se stesso.
Ed è in questo abbandono che l’interezza reale si ristabilisce.
Note:
- Enterocezione e consapevolezza viscerale:
Craig A.D. How Do You Feel? (2015);
Damasio A. The Feeling of What Happens (1999).
- Rilascio di tensioni croniche e memoria somatica:
van der Kolk B. The Body Keeps the Score (2014);
Levine P.A. Waking the Tiger (1997).
- Riadattamento fisiologico del SNA durante il recupero:
Porges S.W. The Polyvagal Theory (2009);
Sapolsky R.M. Why Zebras Don’t Get Ulcers (1994).
- Emersione del materiale emotivo durante il recupero sensoriale:
Ogden P. Sensorimotor Psychotherapy (2006).