In molti percorsi di crescita interiore, spiritualità e psicologia si è parlato a lungo dell’ego. Lo si è descritto come una maschera, come un ostacolo, come un costrutto necessario. Ma cosa significa ego nel linguaggio di BioMAGIA? E perché è così centrale nel percorso di rientro a sé?
In BioMAGIA, l’ego è considerato una struttura psicofisica: non un’entità astratta o una componente esclusivamente mentale, ma una forma reale, incarnata, attraverso cui si esprime la nostra identità sociale e adattiva. L’ego è il risultato di un processo di selezione interna: solo alcune parti di noi, quelle ritenute accettabili dal contesto familiare, culturale o morale, vengono ammesse alla coscienza e dunque agite. Le altre, spesso vulnerabili, impulsive o troppo intense, vengono represse.
Il corpo registra questo processo sotto forma di tensioni inconsce. Ogni trattenimento, ogni censura affettiva, ogni compromesso relazionale, ha lasciato una traccia nella nostra postura, nel nostro tono muscolare, nel nostro modo di respirare. Col tempo, queste tensioni diventano lo spazio delimitato entro cui il sé può esistere: uno spazio ristretto, ma apparentemente stabile. In quello spazio, l’ego si riflette e si identifica.
La psicoanalisi, in particolare con Freud, ha descritto l’ego come funzione di mediazione tra pulsioni (Es), norme interiorizzate (Super-Io) e realtà. Una visione utile, che però lascia l’ego come istanza permanente. La spiritualità, invece, lo considera un’illusione da superare, una forma di separazione che va dissolta nel risveglio. In BioMAGIA, l’ego non è né da rinforzare né da eliminare, ma da attraversare.
Superare l’ego significa riappropriarsi di ciò che era stato escluso, ridando voce alle parti del corpo e dell’identità che erano rimaste inascoltate. È un processo di reintegrazione che non passa solo per la mente, ma per il sentire. Non è un lavoro di analisi ma di contatto. E quando il contatto si fa pieno, la struttura dell’ego si allenta, si riforma, si fa più permeabile.
Questo processo tocca inevitabilmente anche la personalità, intesa come l’organizzazione funzionale di pensieri, emozioni e comportamenti. Ma qui serve una precisazione: la parola “personalità” deriva da persona, ovvero maschera. È la figura che abbiamo imparato a interpretare nel teatro sociale. L’ego, in questo senso, è la personalità riconosciuta come vera: quella che ci fa dire “io sono fatto così”. Ma è davvero così?
Quando cominciamo a sciogliere le tensioni che la sostenevano, scopriamo che quella personalità era solo una forma transitoria, un contenitore utile, ma non definitivo. Al suo posto emerge qualcosa di più autentico: l’indole, la natura profonda dell’essere, unica ma non separata. Qui si colloca la distinzione fra persona e individuo: il primo è una funzione, il secondo un’espressione intera.
Ecco perché, in BioMAGIA, non si cerca un “io forte”, ma un “io presente”. Non un’identità fissa "io sono", ma una coscienza incarnata "io esisto", capace di sentire sé stessa oltre i limiti della maschera e ai confini col tutto.
Note
- Il termine “ego” deriva dal latino ego, cioè “io”, e viene impiegato in modi differenti nei vari sistemi teorici. In BioMAGIA si adotta una lettura psicosomatica, radicata nel corpo.
- Le tensioni inconsce come spazio identificativo dell’ego sono concetto centrale nelle pratiche somatiche contemporanee, in particolare Rolfing, bioenergetica, somatic experiencing.
- La parola “persona” deriva dal latino per-sonare, “risuonare attraverso (la maschera)”, in riferimento alle maschere teatrali. Il concetto di “individuo” in BioMAGIA coincide con un’essenza intera, non frammentata o socialmente costruita.
- Ulteriori riferimenti: Lowen, Reich, Damasio, Gendlin, G. Craig (interocezione e coscienza di sé).